Parole e Colori

Amore a senso unico

Accadeva più spesso di quanto forse fosse giusto. L’amore non seguiva né regole, né logica. Poteva arrivare senza chiedere il permesso, riempire la vita di emozioni talmente intense da far perdere il fiato e poi sparire, lasciando un vuoto incolmabile.

Fu l’argomento principale di cui si parlò a casa di Valentina durante la solita “cena delle streghe”, che lei organizzava praticamente ogni mese. Si trattava di un’occasione per condividere esperienze, stare in compagnia e conoscere persone nuove, perché chiunque lo desiderasse era ben accetto. Occorreva solo la voglia di affrontare la vita con un pizzico di magia.

Quella sera Marianna, appena varcò la soglia cominciò a parlare, liberando tutta la sofferenza che albergava nel suo animo, ormai da parecchi mesi. Era innamorata di Marco, profondamente e in maniera del tutto irrazionale. Raccontò che, quando gli aveva dato il primo bacio, le era parso di sfiorargli l’anima. E poi, ogni volta che si erano guardati negli occhi, soprattutto facendo l’amore, aveva avuto la sensazione che lui penetrasse in ogni cellula del suo corpo. Ciò che li legava però non era il sesso fine a se stesso, e nemmeno una particolare affinità di interessi. Era qualcosa di diverso, forte e… antico. L’irruenza di Marco l’aveva travolta totalmente, facendosi largo nel suo cuore all’istante. Un giorno però era accaduto qualcosa che lei non aveva compreso e lui si era allontanato. Senza preavviso, senza logica, senza pietà, lasciando nell’animo di Marianna un vuoto profondo e assordante.  

Valentina e le altre amiche restarono ad ascoltarla in silenzio, rapite dalla passione che mise in ogni singola parola. Percepirono l’amore e il dolore, ma anche un profondo desiderio di rinascita e per il resto della serata la avvolsero con sorrisi e leggerezza. Marianna voleva ricominciare a vivere con tutta se stessa, ma il ricordo di Marco, la sua voce, i suoi baci, erano indissolubili. Nonostante il tempo trascorso. Nonostante la ragione le ripetesse con insistenza di voltare pagina e prendere le distanze da quell’amore, divenuto ormai a senso unico.

Ad un certo punto, improvvisamente, Giulia ebbe un’intuizione e corse a casa senza dire nulla. Aprì l’armadio della camera, spostò alcune maglie e prese una piccola scatola color argento. Controllò che ci fosse tutto l’occorrente, poi la richiuse e tornò alla cena, sfoderando un sorriso raggiante. La posò sul tavolo accanto alle tisane fumanti che Valentina aveva appena preparato e chiese l’attenzione di tutti, necessaria affinché l’operazione avesse successo. Poi esortò Marianna a chiudere gli occhi, ad aprire la scatola ed estrarne il contenuto. Era una sfera rossa che pareva di velluto, morbida al tatto e adatta a venire manipolata. Giulia le disse di pensare a Marco e trasformarla in ciò che l’istinto le suggeriva, senza dare spazio ai pensieri.  In un misto di stupore ed eccitazione Marianna iniziò a modellare e, quando sentì di aver terminato, la posò sul tavolo e aprì gli occhi, scoprendo di aver creato una bellissima farfalla dalle ali rosso fuoco che, inspiegabilmente, stava tentando di muoversi. Per riuscire a volare però, aveva bisogno che lei le indicasse una direzione.

A quel punto Marianna comprese. Guardò la farfalla, soffiò delicatamente sulle sue ali ed espresse il desiderio che più le stava a cuore: ricominciare a vivere con l’entusiasmo di chi, come un’alchimista, sapeva come trasformare l’amore, dandogli l’unico senso possibile, quello in grado di tramutare il dolore in uno splendido sorriso. E così fu.

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